Qualche giorno fa ci siamo ritrovati a parlare di “stratwarming” e di evoluzioni meteorologiche dalla stratosfera alla troposfera. Gli elementi che avevamo a disposizione erano ancora scarsi e poco definiti e ci riservammo di aggiornarci nei giorni seguenti per valutare insieme le nuove emissioni modellistiche.
Attualmente, le dinamiche in atto sembrano apparire più chiare, anche se, il caos modellistico regna sovrano e solo a metà della prossima settimana capiremo bene quali saranno le sorti del nostro inverno.

Ma senza dilungarci su ciò che sarà nella terza decade (lo faremo in un apposito articolo), andiamo ad analizzare un’importante e interessante situazione che potrebbe generarsi intorno al giorno 16 Gennaio, quando un timido tentativo dell’anticiclone delle Azzorre di elevarsi in sede polare, potrebbe causare un rovesciamento di un nucleo d’aria gelida e instabile proveniente direttamente dall’Islanda.
Il moto d’elevazione dell’HP Azzorriano infatti, coadiuvato da un rallentamento del Vortice polare troposferico, causerà nelle prossime 48 ore un accenno di colata artica che pur non avendo una direttiva netta nei confronti della nostra nazione, potrebbe con piccoli accorgimenti giornalieri, scivolare dalla Valle del Rodano nel cuore del Mar Mediterraneo.

Nella carta sotto l’evoluzione della probabile bolla gelida in discesa dall’Islanda
nucleo-laceno-gelido

La situazione sopra descritta ed indicata graficamente, potrebbe favorire un’irruzione artico marittima che coadiuvata dalla formazione di un minimo di pressione tirrenico genererebbe forti precipitazioni che risulterebbero nevose già dalla bassa collina; infatti, in casi del genere quando geopotenziali di circa 524 DAM sono accompagnati da termiche in quota (5500 m) di -30°/-33° e termiche comprese tra i -1°/-3° a 1450 m (850 hpa), le precipitazioni generate da un minimo pressorio sarebbero in grado di riversare nei bassi strati aria molto fredda. Questo riversamento rapido e costante permette alle temperature di calare repentinamente e  di conseguenza alle precipitazioni di rimanere nevose sino a quote che in caso di GPT alti non avrebbero raggiunto livelli interessanti.
Ovviamente, come non ci stancheremo mai di ripetervi, queste tendenze vanno analizzate a sole 48-72 ore dall’evento, in quanto negli spostamenti di masse d’aria fredda si hanno molti margini di errore e tanti elementi di incertezza che si concretizzano nella realtà solo con l’impatto delle masse gelide sulle nostre montagne.