Solitamente non amiamo realizzare articoli meteo a lunga distanza e non abbiamo mai scelto come linea editoriale quella di “allarmare” anzi tempo gli utenti su eventuali ondate di gelo e neve.
Tuttavia, la carica che suonano quotidianamente i media nazionali, inducendo a pensare in un imminente ritorno dell’inverno crudo, ci porta a dover per forza esporci su un’analisi che (come in ogni caso che superi i 6-7 giorni), definiremo una tendenza o meglio ancora una possibilità.
Al centro di tanto movimento e di tanta euforia è di sicuro il grande surriscaldamento globale che si è avuto alla quota barica di 10 hpa (31.000 m circa) e quindi in alta stratosfera. Questo fenomeno detto in gergo tecnico “stratwarming” è un elemento non essenziale ma utile per capire come si comporterà il vortice polare “troposferico” (alle nostre quote di interesse) in un lasso di tempo stimato in circa 2-3 settimane.
Il surriscaldamento del vortice polare (VP) stratosferico in sede siberiana che ha visto un aumento delle temperature da -80° a -2°/-3°, sarà da preludio ad uno sconquassamento dell’attività del VP troposefico (500 hpa 5500 m circa) che potrebbe “splittare” (dividersi) e generare una bilobazione tale da inquadrare due rami della stessa figura barica in sede canadese e in sede scandinava. Proprio il ramo russo-scandinavo è quello che ci interessa da vicino e che potrebbe collassare sul centro Europa favorendo un lungo periodo di neve e di gelo.

Il grafico sotto riporta il surriscaldamento in sede stratosferica del ramo siberiano del vortice polare a 10 hpa

stratwarming-siberiano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La fase di “stratwarming” analizzata, sortirà i suoi effetti in troposfera nel giro di 15-20 giorni e questo lasso temporale sarà preceduto da un caos dei modelli previsionali che di giorno in giorno andranno ad inquadrare scenari sempre diversi e incostanti.
Qualcosa, però, nelle ultime emissioni comincia ad inquadrarsi e mentre nei giorni precedenti non si notavano elementi capaci di esser attribuiti al surriscaldamento stratosferico, proprio nell’emissione odierna pomeridiana, cominciamo a scorgere il raffreddamento in Nord Europa che potrebbe favorire l’arrivo dell’inverno in Italia.
L’analisi sull’eventualità di un nostro coinvolgimento è ancora prematura ma allo stato attuale cominciamo ad avere elementi “sufficienti” per cominciare a parlare con un certo interesse di ciò che potrebbe accadere.
Partendo dalla carta GFS a 240 ore riportata sotto (fantameteo), possiamo capire in linea di tendenza come si cominci ad inquadrarsi la bilobazione del vortice polare. Infatti, i rami canadese e scandinavo (segnati in rosso) iniziano a prendere posizione sullo scacchiere meteo-previsionale e l’anticiclone delle Azzorre, seppure debole, comincia a dare segnali di una possibile elevazione (freccia azzurra)
split-vortice-polare

Ovviamente, parlando di un’analisi a lunghissimo termine, prendiamo in considerazione solamente la formazione in atto delle suddette figure bariche senza considerare la loro eventuale posizione futura; ma al fine di una maggiore chiarezza momentanea possiamo garantirvi che già questi 3 elementi fondamentali sono da preludio ad un’irruzione invernale in grande stile per il centro Europa.
Parliamo di Centro Europa proprio perchè esistono numerosi aspetti ancora oscuri e molti elementi di incertezza che non ci permettono di capire ad ora dove la colata artica andrà a colpire.
Uno degli elementi più evidenti è di sicuro l’anticiclone delle Azzorre che nonostante sembra riprendersi, continua ad apparire troppo debole e poco reattivo; altro elemento è una possibile ripresa del ramo canadese del VP con conseguente appiattimento dell’Azzorre e colata artica prettamente nord europea.
Insomma, senza fare inutili giri di parole, ci troviamo ancora in alto mare sulla direzione di questa ondata di gelo che appare ormai certa, anche se considerando dati statistici (inutili) e reanalisi degli anni passati (utili ma non fondamentali), possiamo asserire che la situazione in atto comincia a mostrarsi molto interessante e dai risvolti ancora tutti da scoprire.
In conclusione, non avendo ancora la possibilità di chiarirvi le idee, pur di non lasciarvi a metà, lasciamo una piccola considerazione previsionale:

“Il periodo che stiamo per vivere rappresenterà di sicuro un importante tassello per gli sviluppi di tutto l’inverno 2012-2013. La formazione di un nucleo gelido e instabile che dalla scandinavia comincerà a scendere verso l’europa sarà l’input per una possibile “bomba meteorologica” che con probabilità alta colpirà il nostro mediterraneo. Rimaniamo possibilisti che la direzione futura della colata possa “premiare” gli amanti della neve della Campania e supponiamo che qualora sullo scacchiere le mosse venissero confermate, si potrebbe sperare in una ripetizione del gennaio 2005 o addirittura qualcosa di migliore in termini di quota neve e precipitazione.
La mia opinione personale e conclusiva è caratterizzata da un’affermazione molto netta. Se lo scenario in atto dovesse a fine mese e intorno al 27 Gennaio favorire una zona di bassa pressione tirrenica, e qualora le componenti fossero artiche e continentali, un’eventuale ondata di freddo con neve a quote intorno ai 500 m solo sulle interne sarebbe un’enorme delusione, in quanto, dalle dinamiche in corso e dagli elementi che compongono il nucleo gelido che andrà formandosi, potremmo rimanere soddisfatti solo con nevicate intermittenti a quote prossime agli 0 m su tutta la Regione e neve con accumulo a partire dai 200-300 m sulle località costiere.”

Angelo Mattia Rocco – Laceno.net